Nate come museo arredato, le Collezioni Comunali d'Arte espongono nelle sale 1, 2, 4 alcuni degli esempi più prestigiosi della collezione di mobili di proprietà comunale.
In questa sala, lungo la parete sinistra, sono collocati due cassoni nuziali pervenuti al Comune nel 1922,  col lascito del Marchese Carlo Alberto Pizzardi. Provengono dal castello di Ponte Poledrano a Bentivoglio, già residenza di campagna della famiglia dei Bentivoglio, acquistato dai Pizzardi all’inizio dell’Ottocento e restaurato verso la fine del secolo da Alfonso Rubbiani, cui si deve il ritrovamento e il restauro anche di questi due mobili, che risalgono alla seconda metà del Quattrocento e sono attribuiti alla bottega dei De Marchi da Crema, impegnati a Bologna nella realizzazione delle tarsie del coro di San Petronio, fra il 1458 e il 1479.
Presentano una struttura a sarcofago, diffusa negli stessi anni anche presso la corte ferrarese, e realizzati con insieme di tecniche decorative diffuse all’epoca, derivanti dall'incontro fra tradizione tardogotica e più innovative tecniche rinascimentali: l’intaglio, la pastiglia dorata, il traforo, l’intarsio con motivi geometrici e simmetrici.
Lungo la parete destra si nota una credenza bolognese della prima metà del secolo diciassettesimo, in massello di noce, a due corpi; la struttura architettonica è sottolineata dal cornicione superiore, ha pannelli a riquadri con incorniciatura modanata e maniglie a forma di testina di putto in bronzo.
Seguono un cassone seicentesco con pannelli lavorati a intarsio in epoca più recente, inizio ventesimo secolo, proveniente dalla raccolta Rusconi; un cassone emiliano della fine del sedicesimo secolo, con fasce sovrapposte decorate a intaglio, privo del coperchio e rifatto nella parte inferiore (base e piedi leonini), sulla fronte del cassone è visibile lo stemma a scacchi della famiglia Pepoli, dalla cui eredità esso  proviene; infine, un altro cassone con pannelli intagliati a losanghe, intarsi e stemma, frutto di un rifacimento ottocentesco.
Al centro della sala si trovano tre tavoli del diciassettesimo secolo, in noce, di manifattura bolognese con gambe raccordate da traverse, tornite  a balaustro, poggianti su dadi.
Il primo entrando presenta piedi con scorniciatura, comuni a gran parte dei tavoli emiliani di questo periodo e tre cassetti con pomoli di legno; su di esso poggiano due boccali del diciassettesimo secolo con apertura trilobata e stemma. Sul tavolo centrale poggia un bronzo raffigurante Nettuno: una copia del diciannovesimo secolo dello studio preparatorio per la Fontana del Nettuno di Giambologna oggi conservato presso il Museo Civico Medievale.
Il dio del mare regge il tridente con la mano destra, come nella versione finale della fontana di Piazza, compiuta dall’artista nel 1566.
I due seggioloni seicenteschi, collocati ai lati della porta d'ingresso, con sedile e schienale in cuoio impresso e montanti a fiamme intagliate e dorate, appartengono alla stessa serie della coppia esposta nella sala successiva.