Fino dai tempi di Giorgio Vasari - le cui Vite nel 1550 hanno posto le basi della moderna storiografia artistica – col nome di “Primitivi” vennero indicati gli artisti che vissero precedentemente all’affermazione della “maniera moderna”, avviata tra Quattro e Cinquecento da Pietro Perugino e Francesco Francia, e portata a compimento da Raffaello e Michelangelo.
Organizzato secondo i criteri espositivi di una pinacoteca a sé stante, l’allestimento di questa sezione propone un percorso significativo in senso storico-artistico, dal Duecento al Settecento. Ogni opera presenta molteplici punti di interesse.
Dal capolavoro (ad esempio Vitale da Bologna) al frammento e alla produzione di bottega (la casistica più diffusa), è sempre innegabile l’importanza di ciascuna opera nel quadro della storiografia artistica, di vicende di collezionismo o di dispersioni.
In alcuni casi si travalica l’ambito locale (ad esempio la predella di Cristoforo Moretti, n. 28, o le due tavolette di Alvar Pires, n. 23), in altri è rappresentata una storia di riferimento locale in parte tuttora da ricostruire (ad esempio la paletta con l’Adorazione del Bambino, n. 14, o la tavola trecentesca di Jacopo di Paolo già nella camera degli Atti in Palazzo Re Enzo, n. 16).
La sola opera del XIII secolo è un Crocifisso (n. 1) di grande rilevanza nel quadro critico degli studi sul Duecento italiano, mentre il Trecento è rappresentato in modo assai ricco e articolato: dalle più antiche opere bolognesi ed emiliane (oltre a Vitale, lo pseudo-Jacopino ) ad una diramazione più complessa per aree regionali (l’ignoto maestro marchigiano del trittico n. 3). Il Quattrocento è rappresentato da dipinti tardo gotici e protorinascimentali di ambito non solo emiliano.
Questa sezione oggi è accresciuta anche da alcuni dipinti murali che, al momento delle soppressioni napoleoniche degli enti religiosi, furono posti in salvo dalla devozione cittadina e trasferiti dalle sedi originarie nel complesso della Certosa di S. Girolamo, da poco destinato a cimitero pubblico.
Fra questi un affresco proveniente dalla chiesa di S. Lorenzo di Porta Stiera, che con l’attribuzione qui proposta contribuisce ad arricchire il catalogo di un artista ancora poco noto come Jacopino di Francesco.
Questa sezione si caratterizza infine per la presenza di grandi croci scolpite e dipinte fra cui spiccano, oltre alla già citata croce francescana duecentesca, tre Crocifissi dal forte impatto emotivo, di cui uno con i Dolenti dipinti sui lati da Simone dei Crocefissi, principale esponente di una corrente di pittura devozionale assai diffusa a Bologna dopo Vitale.